31.5.08

vedere bene

vorrei poter riuscire a
saperti guardare
e vedere veramente e non sentire altro che
aria fredda.
di un liscio così banale.

people plastika pastello-cool

mobilia razionale e poltrone zebrate
occhiali in plastika nera e divise minimal-vintage
spazi mentali da senso di vuoto
senso di neutro.
il vostro spazio freddo ke quasi quasi rido
riviste pre-radikali e scienza del vivere
cretini riciclati
con i vostri orizzonti plastikati
belle kamerette
tinteggiate pastello-cool.
fiche blu da fare skifo.
e vorrei saltare sui vostri pancini karini
che strabuzziate li occhi
alla vista del vostro grande NullaNiente.

La nevrosi collettiva

negozi di “alta tecnologia”:
"guardi, questo è il meglio che può trovare sul mercato.
come non sà che farsene?
no no, secondo me le serve eccome!
ci fa un sacco di cose, adesso le spiego..."

negozi di “moda”:
- qualcos’altro se lo dovranno comprare, cazzo - "signorina
guardi questo cappotto minimal-trendy che grazioso"

scienza dell’allestimento delle vetrine,
insegne psico-catturanti, luci calde,
commessi ammaestrati,
calore quaranta gradi grembo materno.
Tirare a galla insicurezze di massa e vanità sociale.
Fare leva sull’ingenuità collettiva,
costruire totem.
culti di massa.

26.5.08

celeste

grandi i tuoi occhi. e sopra le nostre teste una mano enorme, una mano celeste. strappati i teli, e i cuori. non più avviluppati, che celeste un mattino e perdersi, senza versi di fresca gioia dispersa.

crepe

era veloce, anche nel pensare,
intuito e istinto puri.
vedeva lontano
e attraverso la minima piccola crepa nel guscio.
attraversandola l’allargava,
di più, un po’ alla volta.

Una vita d’inferno, a volte.

24.5.08

bolle

diceva che la vita è così
và avanti a balzi e strappi
attraversa momenti di stasi
e violenti scoppi.

semmai siamo noi che non troviamo il ritmo
e proprio lì il tempo ci assale
di traverso
senza farsi notare.

spesso troviamo spazi che ci sembrano agevoli.
dove da soli entriamo
a coltivare i nostri rapaci pensieri tinti di blu..

ci procuriamo piccole grandi isole,
che ci cullano la mente.

ma senza freni
senza un piede nella realtà
senza un cristo a cui rovesciare tutto davanti e
vedere cosa c’è di rotto da buttare..
beh, queste isole un giorno prendono e si gonfiano
si gonfiano..
e bolle di sapone esplodono via.
senza lasciare nulla
solo un gran vuoto.
un vuoto che se ci strillate dentro
rimbomba per giorni e giorni.

16.5.08

Fresco

Sapete, c’era quell’aria frizzante, slanciata
non c’era bisogno di essere divertenti per sport
o diversi per presa di posizione.
senza un motivo particolare per sorridere
o domandare.
Eravamo noi
è bello dire “noi” quando lo senti
e ti sembra tutto veloce
come i pensieri arrotolati insieme intorno.
E qualcosa diventa definitivo
qualcos’altro cade
proprio come le mie braccia intorno al suo collo
liscio, così bello.
Vita e il fresco che c’è dentro,
naso al cielo.

10.5.08

notte così

qui in riva al mare
il mare e quest’aria di stelle
la sera d’agosto che non finisce mai
e chissà te dove sei

pensavamo che la luna dovesse cadere
da qualche parte, prima o poi.
invece è ancora lì
e guarda com’è grande..

e una notte così vuoi che non finisca mai.

Van Gogh - Notte stellata

cambio

eccolo che arriva. parcheggia la moto accanto al portone, distratto. entra nell’atrio, và per prendere l’ascensore, ha la solita giovane camminata scazzata. circondato dalla tipica cappa di insofferenza. ma oggi non ce la racconta giusta: lo conosciamo bene, noi. c’è qualcosa nel suo passo che.. non fermatevi alla sua posa da scazzo ordinario, buona per fregare un osservatore poco attento. dentro la sua testolina c’è fermento. è chiaro. ecco, avete visto? quel guizzo negli occhi.. meglio seguirlo. preme rapido e deciso il pulsante del suo piano, fremente di pura energia. sì, era vivo. in altri tempi, lo sappiamo bene, avrebbe malamente sbattuto la schiena sulla parete marrone dell’ascensore, dato appena uno sguardo allo specchio e premuto il pesante pulsante, in preda a sentimenti di tristezza diffusa. sguardo obliquo per terra. con faccia sbattuta naturalmente, tipo sono stufo del mondo, eccetera. ma ora non c’era più tutto questo. era troppo tardi, ormai. era cambiato.

3.5.08

Agosto 2007

rimasi lì sospeso per ore tornai a casa e zappai la terra per giorni. riarsa, che più secca non ne avevo. e le diedi nuova vita.

2.5.08

Milla e le stelle

- ehi Milla.
- ..eh?
- ma tu non piangi mai? non piangi mai per qualcosa?
- beh.. sì. perchè?
- non c’è niente che ti fà bruciare?
silenzio. subito dopo l’autobus si ferma e Milla sale sù.
- ciao, ci sentiamo - dice.

seduto sotto la pensilina della fermata.
auto che passano, e la notte,
e i furgoncini dei paninari ambulanti che tornano a casa.
un bel vuoto mi prese le gambe, ero seduto,
e la strada così nuova,
l’asfalto nero appena rifatto, le luci,
e chi si fermava al rosso del semaforo.
l’odore umido del marciapiede dopo la pioggia.

non si vede una cazzo di stella stasera.