29.4.08

baci

baci-asciutto sul morbito-perla, seta.
le labbra
secche sulla pelle che
trepida calore e viva.

19.4.08

faceva molto caldo

faceva molto caldo quella mattina.
era presto, ma già l’aria era immobile e umida sulla pelle.
il sole rincorreva ormai l’estate,
e la tiepide giornate primaverili erano
sfilate via senza farsi troppo notare.
Laura avrebbe sicuramente proposto di andare al mare, fosse stata là.
salire in moto, vento caldo
e veloci via di lì: strade roventi,
verso qualche ora di pace a portar via.
celeste cielo e acqua, intorno.
pensava all’assenza di peso,
che lasciava spazio alla sabbia sotto i loro piedi,
alle sensazioni sotto i loro capelli.
qualcosa di rilassato e primitivo,
semplice affiorare del movimento naturale di
gesti, pensieri, che..
faceva molto caldo quella mattina,
e c’era da lavare piatti
e mettere ordine
e sistemare cose e
tutto era così stupido e incombente..

18.4.08

il nostro respiro

vivi con il sole e
stesi tra le stelle
i nostri corpi azzurri.
il mio naso tra
l’odore dei tuoi capelli e
la tua mano sul mio collo e
la mia bocca sul tuo orecchio e poi
il tuo respiro su di me.
dove finisce la mia anima e inizia la tua pelle.
tenero il bacio di
parole senza suono.
attorno
aria
e ci attraversano pensieri senza peso
tu
chi sei?

12.4.08

Désto e Rosco

ero seduto ad un tavolo all’aperto di un bar.
quasi le sei, il sole era basso, avevo appena preso un caffè.
passava gente.
entrò un ragazzo credo sui venticinque, giacca e cravatta che sembrava un capoufficio.
aveva una faccia conosciuta, vidi che comprò tre pacchetti di sigarette.
quando uscì dal bar lo riconobbi, era Rosco:
avevamo fatto insieme i primi due anni di liceo, era al banco dietro al mio.
dopo la fine del secondo anno non l’avevo più visto, si era trasferito, con i suoi.
anche lui mi aveva riconosciuto.
- "ciao! da quanto tempo non ci si vede.. come và?" - disse.
mi offrì da bere.
parlammo un po’ del meno e del più..
più del meno che del più.
lui era diventato responsabile marketing di un grande negozio di abbigliamento firmato.
era entusiasta del suo lavoro.
dopo avermi illustrato lungamente le caratteristiche del "lifestyle" dell’uomo "trendy" di oggi.. mi chiese come andava la vita.
- "sono un po’ stanco.." - risposi -
- "anche io sono stanco. il lavoro mi piace, sì.. ma è anche un po’ stressante.
non sei molto originale, sai?"
- "mi balla tutto, qui, in testa.."
- "ah."
- "mi sento depresso. anzi no.."
- "bene, dai. non bisogna essere depressi."
- "non ho motivo di essere depresso.. non ho motivo di essere particolarmente felice.. non sono neanche triste.. magari scazzato, quello sì.. e comunque non è come la solita depressione.. la so riconoscere la depressione.."
- "mh. ti capisco.."
- "è che tutto questo rumore che ho dentro la testa.."
- "rumore.. mmh.."
aveva uno sguardo finto pensieroso, in atteggiamento di viscida apprensione.
le mie parole uscivano così come erano nella mia testa, ero nudo e non filtrato, e lo sarei stato qualunque persona mi avesse rivolto parola.
vedevo chiaramente come lui stava nascondendo l’imbarazzo di non capire.
ma non avevo voglia di articolare conversazioni inutili,
non avevo facce da prestarmi o costumi da indossare.
- "sì.. rumore di vuoto.. vuoto pesante.." - aggiunsi.
- "..."
- "..."
- "secondo me.. magari è solo un punto morto. uno smarrimento. dicono che spesso serve a prendere consapevolezza di sé, del proprio io, eccetera eccetera.. "
- "sì, può darsi."
- "ti fermi un po’ a guardarti intorno: non sai cosa ti ha portato fin dove sei, e ti serve del tempo per rifarti ordine. ma poi riprendi a camminare.. in mezzo alla vita di sempre.."
- "fico. dove le hai sentite tutte queste cose?"
- "lo dicono gli psicologi.."
- "oh.."
- "sì, proprio così.. è psicologia."
- "psi-co-lo-gi-a.. ma pensa un po’."
- "..."
- "..."
- "beh.. io ora devo andare. ho un appuntamento e non posso fare tardi. tu riprenditi, mi raccomando. un giorno di questi ti chiamo, e ci andiamo a svagare un po’."
- "..ciao."
Rosco strizzò l’occhio e se ne andò, di nuovo immerso nella sua giornata.
- "un giorno di questi.." - pensò Désto.
rimase seduto lì,
a bere la birra lasciata da Rosco.

Van Gogh - Terrace de cafè

8.4.08

le tue mani

una foto un
volto e
un sorriso.
quegli occhi di lato.
piccole mani mangiano.
stai ridendo ora.
piccole mani
si toccano capelli
mi abbracci.
una foto un
sogno vissuto e io
vivo.

6.4.08

disegnare una musica, colori.

il giorno in cui qualcuno pensò di disegnare la
vita sognata,
con una musica colorata e
un po' estetica.

quel giorno doveva fare un gran caldo,
almeno così si dice,
e sembra sia andata proprio così:
un’elettricità addomesticata e mani bellissime.
uno strumento logoro e ammiccante
come prostituta.
qualcosa che suonasse senza ragione o matematica.
pura estetica nevrotica inutile eppur vivissima
e palpitava primitiva ma
bellissima.

5.4.08

succede così

spesso sento questa energia che proviene dalle persone
aspetta solo di essere catturata
someway it’s happening. strange how it feels, man.
cosa sento nella mia testa ora è simile
a una lievitazione, una crescita
qualcosa che attendevo, perchè ti fa sentire vivo
in effetti.
una novità che ti circonda, come una nuova città può
esserlo.
sempre che non ti lasci soffocare,
ma impari a cavalcare il nuovo come si fà con le onde del
mare.
questo mi ha permesso di apprezzare di più, molto più a
fondo
se possibile
quello che è stato finora,
i miei amici e compagni di vita,
l’amore che ti fà sognare a occhi aperti.