25.12.08

Ben detto ...

Tutti sono buoni a compatire le
sofferenze di un amico,
ma ci vuole un anima veramente bella per
godere dei successi di un amico.

Un uomo che non ha pensieri individuali è
un uomo che non pensa.

Non c'è cosa peggiore dell'essere portato per bocca;
ed è passare sotto silenzio.

Per intendere gli altri, bisogna intensificare la
propria individualità.

La verità è cosa molto complessa,
e la politica è affare molto complicato. Vi sono giri e rigiri.
Si può essere legati ad alcune persone
da certi obblighi che bisogna soddisfare:
presto o tardi nella vita politica
è obbligatorio il compromesso.
Tutti ci si piegano.

L'unica arte di scherzare col fuoco è di
non rimanerne neppure abbronzati;
quelle che si bruciano sono le persone che
non sanno scherzare col fuoco.

In questo mondo ci sono soltanto due tragedie:
una è il non avere ciò che uno desidera,
e l'altra è ottenerlo.
Quest'ultima è la peggiore,
quest'ultima è la vera tragedia.

La disobbedienza,
per chiunque conosca la storia,
è la virtù originale dell'uomo.
Con la disobbedienza il progresso è stato realizzato;
con la disobbedienza e con la rivolta.

Esperienza è il nome che
tutti danno ai propri errori.

La vita è troppo breve perchè ci possiamo
caricare le spalle delle sofferenze altrui.

Il progresso si deve alla forza delle personalità,
e non dei princìpi.

Si insegna alle persone come ricordare;
non si insegna mai loro come svilupparsi.

Disapprovo tutto ciò che
offusca l'ignoranza naturale.
L'ignoranza è simile ad
un delicato frutto esotico;
toccatelo e la sua freschezza è sfiorita.

Temo che le persone per bene facciano un
infinità di male a questo mondo.
Indubbiamente il peggior danno che
fanno è quello di conferire una così
grande importanza al male.

Per conoscere, anche poco, se stessi,
bisogna conoscere a fondo gli altri.

Non vi è peccato al di fuori della stupidità.

Pochi genitori oggi fanno attenzione a
ciò che i figli dicono loro.
Il bello, antico, rispetto che si aveva un
tempo verso i giovani stà morendo.

La coscienza ci fa egoisti.

Ogni incertezza è segno di
decadenza mentale nei giovani,
di debolezza fisica nei vecchi.

Fra il santo e il peccatore
esiste un a sola differenza:
il santo ha un passato
e il peccatore un avvenire.

L'umanità prende se stessa troppo sul serio.
Se i trogloditi avessero saputo ridere,
la storia sarebbe stata tutt'altra.

L'arte è sempre inutile.

Oggi si conosce il prezzo di tutte le cose,
e il valore di nessuna.

Quando Gesù parla dei poveri
intende parlare delle personalità,
come quando parla dei ricchi intende coloro che
non hanno sviluppato la propria personalità.

"Aforismi"
Oscar Wilde
Dublino (1854) - Parigi (1901)

20.10.08

La vita dovrebbe essere vissuta al contrario (Woody Allen)

Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo,
e così tricchete tracchete il trauma è bello che superato.
Quindi ti svegli in un letto di ospedale e
apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno.
Poi ti dimettono perché stai bene e
la prima cosa che fai è andare in posta a ritirare la tua pensione
e te la godi al meglio.
Col passare del tempo le tue forze aumentano,
il tuo fisico migliora, le rughe scompaiono.
Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d'oro.
Lavori quarant'anni finché non sei così giovane da
sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa.
Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e
ti prepari per iniziare a studiare.
Poi inizi la scuola, giochi con gli amici,
senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finché non sei bebè.
Quando sei sufficientemente piccolo,
ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene.
Gli ultimi nove mesi te li passi flottando tranquillo e sereno,
in un posto riscaldato con room service e tanto affetto,
senza che nessuno ti rompa i coglioni.
E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo!


- Woody Allen

8.10.08

Trainspotting? mah..

emiliano e il fotomontaggio cinematografico...



ahaha!

7.10.08

CartaigienicaWeb

su CartaigienicaWeb insieme agli altri
fumetti/disegni/racconti/interviste,
sono stati pubblicati due miei disegni..

ehi!

10.9.08

news del giorno - edizione della sera

prima sera nel quadraro.
emoticon discretramente rappresentativa: :-)

2.9.08

consigli pratici

utilizzare entrambi gli emisferi cerebrali,
destro e sinistro, in equilibrio.
cercare di essere (almeno) consapevoli delle
prevaricazioni sia dell'uno che dell'altro.

ogni tanto ricordarsi che, in effetti: "mens sana in corpore sano".

29.8.08

Discobolo

come il discobolo,
guardalo mentre rotea
intorno
inspirando veloce l’energia.
stringere il disco solido liscio e
freddo, ansia e paura.

rapido e preciso cogliere il fulcro
esplodere il lancio.

e ancora in lui fino ai piedi la vibrazione della forza che ha gridato via.
che ha lanciato via lontano.

6.8.08

astenersi perditempo

Lui parlava da una distanza variabile, a seconda della parte di personalità che in quel momento lo dominava. parlava sopra le mie parole, quasi non se ne accorgesse. molto sicuro delle sue. io scivolavo sulle mie stesse considerazioni, che sembravano abbattersi deboli sul suo ego abnorme. e quel tono. signore e signori, è opportuno e conveniente canalizzare correttamente le nostre energie, avviarci con discrezione e mestizia verso innocue felicità. possibilmente in fila ordinata. obiettivi seri, mica stronzate. competizione. meglio egoisti che coglioni. astenersi perditempo.

4.8.08

spaghetti

tritacarne lento il soffitto troppo bianco, non me ne ero accorto carne tritata un colpo alla botte grossi spaghetti di carne un volto che cazzo mi alzo a fare un pugno su un volto bianco a tinte forti che pugno, però! il volto si deforma bianco lampo carne rosa grasso bianco ho la bocca secca, che palle auto, clacson, rumore trenta gradi all’ombra, oggi a diecimila metri sopra le nuvole ti senti un’altra persona villette a schiera spaghetti di carne grazie alla ricerca, nuove leghe metalliche molto resistenti oggi pioggia, domani pure auto blu carne tritata niente sangue, solo carne. 

31.7.08

in modo eccezionale

sulle pareti cammino e cado sul soffitto il pavimento sopra la testa la testa tutto bianco muto denso se potessi esplodere in modo eccezionale un pugno contro il vetro e starmi lì a guardare.

30.7.08

la forma

ascoltavo a un tratto il simbolo, al posto del sentire. come guardavo il pollice e l’altro occhio chiuso. adesso oltre il suono e l’emotivo di nervi scoccati dall’unisono, oltre il resto che a questa sera impanne di già bastava. eccolo il parto di una sofferente istanza del marcio nostro sociale: cercare forma al disagio, liquido scuro di tempesta di mare in bianco e nero, tanto sufficiente a quelle parole tragiche e al loro affiorare nettissimo. il canto drammatico e il suono tessuto, dove tutto tornava immerso e redivivo di nuovo. e di segni stringenti al cuore, anche solo un pò disposto. 

29.7.08

al centro e intorno niente

l’artista scultore che voleva scoprire il terrore una notte si alza e scende nel suo laboratorio dove stava lavorando alla sua ultima e più grande fatica. la mattina sua moglie lo trova morto nel laboratorio aveva gli occhi aperti sbarrati vuoti come spavento. la stanza era bianca tutta bianca e piena di luce un guscio di luce e al centro e intorno niente.

28.7.08

mille le vite dentro i suoi occhi

le undici e salgo sul treno, parte tra poco. la stazione di sera mi sembra surreale. sistemo la borsa vicino al mio posto e vado in corridoio, affacciato al finestrino aspettando che il treno parta. sono un po’ stanco, credo che farò una bella dormita, il treno di notte mi ha sempre conciliato il sonno. ci si comincia a muovere, resto a guardare mentre il treno attraversa la città, che poco alla volta lascia il posto a prati e campagna. sono rilassato, quasi spensierato. entro nello scompartimento, sono solo a quanto pare. mi sistemo sulla cuccetta e dopo pochi minuti mi addormento. sono sdraiato sul letto. è la mia stanza di quando avevo sedici anni, la riconosco. c’è qualcosa di strano, tutto ha qualcosa di artificiale, c’è una sensazione di rigidità diffusa. sento caldo. la penombra sembra schiacciare le pareti. non mi muovo, sono fermo. non c’è suono, un silenzio impossibile. la porta si apre lenta. dal corridoio una strana luce fredda. entra un uomo vestito di bianco. seta bianca come la luce. si avvicina.. eppure è immobile.. non saprei dire. l’aria, ora, acquista una calma assoluta. vedo. è un viso senza espressione. coperto di cerone, occhi cerchiati di verde smeraldo. è inquietante, ma non ne sono turbato. mi guarda.. o forse mi guarda attraverso. oltre di me. guarda e scruta.. per un tempo che non so definire. non riesco a muovermi. il suo sguardo ha una forza antica. sapiente. accecante. fluisce di me e dentro di me e mille le vite dentro i suoi occhi. porta risposte non comunicabili che con il silenzio. vuole svegliarmi, lo so. dal finestrino del treno entra un po’ di fresco, scendo dalla cuccetta e vado nel corridoio. passo davanti agli altri scompartimenti, tutti dormono. arrivo alla fine del vagone, lì dove il rumore del treno è più forte. apro un finestrino, penso allo strano sogno di prima. il rumore del treno è così regolare.. io, veloce sulle rotaie. fuori la notte fresca, e la luna che scruta. in mattinata arrivo in città. Deblo mi aspetta per le quattro del pomeriggio, ho tutto il tempo per girare un po’. lascio lo zaino in stazione, esco. una bella giornata di maggio, un bel sole e non troppo traffico in giro. dopo qualche girovagare mi fermo in un piccolo parco, mi siedo sotto un pino. c’è un po’ di gente, una mamma con carrozzina, un signore anziano con gazzetta dello sport sotto il braccio che chiacchiera con altri signori anziani, una coppia con cane, una coppia senza cane, due ragazzi mal mimetizzati accinti ad arrotolare il santo joint mattiniero dopo la sega a scuola. mi sentivo leggero, leggero, leggero.

26.7.08

screensaver

l’aumento medio del livello di istruzione nella popolazione, in varie tonalità di grigio. guardate lui, tra l'altro: 37 anni di inattività. è anche partito il salvaschermo. 

25.7.08

soffiarsi via

guido preciso, curve. le ruote veloci profili e traiettorie. aria dal finestrino, in macchina gente che parla. devo arrivare a quel fiume. e c’è quella canzone in testa, che bella. strada asfalto striscia bianco molto bianco, sì che viene da guidare precisi. rallento accosto fermo la macchina sul ciglio scendo respiro. oh ma che fai? perchè ti sei fermato? ma dove vai? mi allontano mi siedo su un muretto prato, prato e prato davanti erba, piccoli fiori alberi una collina respiro c’è silenzio, quasi silenzio.. voglia di soffiarsi via.

21.7.08

era chiaro che si aprivano porte

gialle luci fioche di lampioni stanchi mostravano vicoli deserti ai nostri occhi rapidi e vagolanti. passi sbilenchi sul selciato scalpitare nelle teste annebbiate. tutto intorno si muoveva lento e ovattato. abbiamo voltato angoli sbagliato strade e poi salito scale annusato case. era chiaro che si aprivano porte scorrevano volti nuovi e facce solite davanti ai nostri occhi rapidi e vagolanti mentre la notte fuori stanca di noi lasciava.

10.7.08

perdute

sta cambiando, o qualcosa già è cambiato. torno a questa stanza, quella della luce calda del sole. tra gli alberi, dalla finestra. quest'aria tiepida che non sò dire se inganna o se è questione di rapporto con il calore. voi non ci siete più come prima. ci siate mai stati perdavvero. sento di aver perso, ed è una forma di solitudine: ti prende così e così si risolve, da sola.

8.7.08

il giusto

cosa c’è di giusto non è dato sapere
conta il calore.
libero di non essere incollato
a terra
libero di sentire l’aria
sul viso.
cosa è giusto non è dato sapere.

6.7.08

suonarsi

anima in musica
improvvisazione
il "fine a se stesso”
e puoi vedere un’umanità che
attraverso il suono è protesa verso
l’attraente inafferabile.
circondare di note il cerchio
il perfetto e sovraumano
cercare i bordi girando attorno
cercare la forma
ogni giro più precisi.
percorrere gli infiniti numeri che
esistono tra un numero e l’altro.
la certezza che ha una mèta impossibile.
e il percorso, sì,
afferrando nient’altro che bellezza.

sogno

sono in piedi sopra soffitto grigio sotto pavimento grigio oltre a me uno spazio vasto e disperso senza colore. intorno solo l’immobile presenza del nulla. sembra un enorme stanza una gabbia? senza porte, né mura, né guardie. cammino a lungo arrivo al confine finisce il pavimento. sbarre invisibili che non posso o non voglio superare. oltre, abbagliante, il mare. azzurro di sole.

4.7.08

blush

il viso mutava spesso colore seguendo
improvvise torsioni dell’anima.
sensibile al minimo contatto come
lumaca che ritrae rapida l’antenna e
il minuscolo occhio appena
sfiorato

29.6.08

il prodotto sociale

andare in giro per le strade
attraverso la città
le costruzioni
le luci
le case
guardare questo complesso di cose con sufficienza
impegnato nella gloriosa supervalutazione dell’io individuo

io come vanto di me superiore alla gente generica e odiosa

ma quanta arroganza và trovata in questo
nel guardare al mondo come dato di fatto e
non come prodotto sociale

una città di cartapesta per la gioia individualista
il turista dell’io e pochi pensieri
così chiari
così superiori che
forse maleodori.

20.6.08

Gomma-ovatta

sei gomma-ovatta e mi sento solo nervi scoperti e freddo, io. 

6.6.08

in scatola

c’era da mettere ordine lì al negozio, dopo l’orario di chiusura.
risistemare scaffali e
riordinare conti e
altre cose del genere.
eravamo parecchi, divisi in due turni fino a tarda notte.
Gaddo propone una birra dopo il lavoro,
staccavamo insieme alle dieci perché
avevamo già lavorato tutto il giorno,
con noi chiamiamo anche Quolga.
erano le persone con cui scambiavo appena
qualcosa di più delle solite banalità tra colleghi,
ma comunque i nostri rapporti non
andavano al di là di qualche rara bevuta insieme.
forse ero io a partire con il piede sbagliato.
passo quelle ore al lavoro solo per prendere uno
stipendio e non morire di fame,
e in quelle ore non devo avere molto slancio comunicativo.
e nemmeno ci faccio più caso ormai.
Due chiare e una rossa, grazie.
Gaddo parlava male del direttore,
un azzimato signore sempre vestito di blu con
i capelli tinti e le scarpe beige lucido.
sempre critico nei confronti di tutti,
devotissimo al suo status di direttore del negozio.
sempre in anticipo la mattina,
sempre via tardi la sera.
quasi non volesse lasciare sola la sua amata filiale.
dissi che, come uomo, lo si poteva riassumere così:
“quando lavorate dovete pensare che siamo una
grande squadra il cui obiettivo è far funzionare
alla perfezione questa attività,
coccolare il cliente,
sprizzare efficienza e..
vendere vendere vendere”.
Gaddo diceva che esageravo, che
in fondo il direttore era una brava persona,
solo un po’ troppo gasata dal suo lavoro.
Gaddo sperava in un contratto annuale.
in fondo si trovava bene lì,
nonostante avesse firmato sempre e
solo contratti trimestrali da tre anni a questa parte.
come del resto tutti gli altri.
- è un modo di mettere alla prova la
validità delle persone -
diceva,
- e poi oggi come oggi le aziende sono
costrette a fare così -
e Quolga, dopo una lunga sorsata di birra chiara:
- è vero, e poi oggi è tutto flessibile,
il lavoro è cambiato,
non siamo più a dieci anni fa.
bisogna solo abituarsi -
- certo che non siamo più a dieci anni fa! -
dissi
- i metodi si sono raffinati,
e ora chi lavora è più mansueto, forse,
ma lo schifo resta sempre lo stesso -
non finisco nemmeno la frase che mi rispondono che
sono il solito comunistoide scassapalle e che
in realtà non mi và di lavorare.
forse hanno ragione,
non mi và di lavorare.
parlano ancora di orari e turni di lavoro,
domani Quolga deve alzarsi presto che
deve aprire e stare alla cassa,
Gaddo farà le consegne il pomeriggio, con me.
resto un po’ a fissare la mia pinta vuota,
a pensare a cosa sbaglio nel mio rapporto con
tutto questo sistema del cazzo.
- allora ciao Desto, ci vediamo domani.
e vai piano con quella moto! -
certo, sì.
vado piano.
chi và piano và sano e..
vabè.
arrivo a casa, parcheggio la moto.
solo adesso mi rendo conto che ho
la testa leggermente vagolante di alcool.
vado verso il portone di casa e vedo questo
foglio attaccato al muro,
sopra a uno stupido manifesto elettorale:
“incredibile.
il giorno in cui sei nato.
un giorno come un altro ed
eccoti piovuto qui.
una situazione come un’altra,
dei genitori,
una casa tra tante..
definito profondamente da una casualità di combinazioni,
venuto da chissà dove,
in questo posto e non altrove.
ora.
camminare,
parlare,
crescere.
e poi comunicare,
con le altre esistenze ad esempio.
amare, respirare.
una vita
in un mare di vite possibili.
spero non sia il vostro caso, eppure per molti
viene il momento in cui la vita non stupisce più.
è difficile rendersene conto.
è un processo raffinato ed indolore.
auto inscatolamento.”

2.6.08

il lenzuolo

era lì in piedi che sembrava non poter stare in nessun posto.
irrequieto?
no era solo fermo, fumava con calma
obliquo rispetto al mondo attorno ma
senza farlo di proposito.
capitava così, solo che capitava sempre.
un po’ come rigirarsi in un enorme lenzuolo e non riuscire a liberarsi.
eccolo: con calma si gira attorno, e guarda.
e allora il cielo sembrava solo uno sfondo pitturato male.
il cielo... trovarselo sotto le scarpe non
avrebbe fatto molta differenza per lui.
sì, dovreste sedervi a terra e ascoltare una di quelle canzoni
le ultime canzoni di certi dischi
quelle canzoni hanno il cielo sotto le scarpe.
e guardando le nuvole che vi corrono sopra
forse capirete quale sensazione, cosa.
sembrava davvero non poter stare.
anzi: “non poteva stare”, tutto qua.
si muoveva con calma, e non avrebbe avuto senso in ogni caso.
neanche sottosopra.


Imogen Cunningham - The Unmade Bed - 1957

self-piaciuti

tutti compresi e compiaciuti di sè
anche un po’ forzati, caricature di se stessi.
oltretutto si prendono sul serio più di quanto è utile


Van Gogh - i mangiatori di patate (the potato eaters)

non!

ecco, questo non vorrei, che
la realtà infine schiacci i sogni
bianchi origami carta di riso
sotto il piede metallo.
questo non voglio.

31.5.08

vedere bene

vorrei poter riuscire a
saperti guardare
e vedere veramente e non sentire altro che
aria fredda.
di un liscio così banale.

people plastika pastello-cool

mobilia razionale e poltrone zebrate
occhiali in plastika nera e divise minimal-vintage
spazi mentali da senso di vuoto
senso di neutro.
il vostro spazio freddo ke quasi quasi rido
riviste pre-radikali e scienza del vivere
cretini riciclati
con i vostri orizzonti plastikati
belle kamerette
tinteggiate pastello-cool.
fiche blu da fare skifo.
e vorrei saltare sui vostri pancini karini
che strabuzziate li occhi
alla vista del vostro grande NullaNiente.

La nevrosi collettiva

negozi di “alta tecnologia”:
"guardi, questo è il meglio che può trovare sul mercato.
come non sà che farsene?
no no, secondo me le serve eccome!
ci fa un sacco di cose, adesso le spiego..."

negozi di “moda”:
- qualcos’altro se lo dovranno comprare, cazzo - "signorina
guardi questo cappotto minimal-trendy che grazioso"

scienza dell’allestimento delle vetrine,
insegne psico-catturanti, luci calde,
commessi ammaestrati,
calore quaranta gradi grembo materno.
Tirare a galla insicurezze di massa e vanità sociale.
Fare leva sull’ingenuità collettiva,
costruire totem.
culti di massa.

26.5.08

celeste

grandi i tuoi occhi. e sopra le nostre teste una mano enorme, una mano celeste. strappati i teli, e i cuori. non più avviluppati, che celeste un mattino e perdersi, senza versi di fresca gioia dispersa.

crepe

era veloce, anche nel pensare,
intuito e istinto puri.
vedeva lontano
e attraverso la minima piccola crepa nel guscio.
attraversandola l’allargava,
di più, un po’ alla volta.

Una vita d’inferno, a volte.

24.5.08

bolle

diceva che la vita è così
và avanti a balzi e strappi
attraversa momenti di stasi
e violenti scoppi.

semmai siamo noi che non troviamo il ritmo
e proprio lì il tempo ci assale
di traverso
senza farsi notare.

spesso troviamo spazi che ci sembrano agevoli.
dove da soli entriamo
a coltivare i nostri rapaci pensieri tinti di blu..

ci procuriamo piccole grandi isole,
che ci cullano la mente.

ma senza freni
senza un piede nella realtà
senza un cristo a cui rovesciare tutto davanti e
vedere cosa c’è di rotto da buttare..
beh, queste isole un giorno prendono e si gonfiano
si gonfiano..
e bolle di sapone esplodono via.
senza lasciare nulla
solo un gran vuoto.
un vuoto che se ci strillate dentro
rimbomba per giorni e giorni.

16.5.08

Fresco

Sapete, c’era quell’aria frizzante, slanciata
non c’era bisogno di essere divertenti per sport
o diversi per presa di posizione.
senza un motivo particolare per sorridere
o domandare.
Eravamo noi
è bello dire “noi” quando lo senti
e ti sembra tutto veloce
come i pensieri arrotolati insieme intorno.
E qualcosa diventa definitivo
qualcos’altro cade
proprio come le mie braccia intorno al suo collo
liscio, così bello.
Vita e il fresco che c’è dentro,
naso al cielo.

10.5.08

notte così

qui in riva al mare
il mare e quest’aria di stelle
la sera d’agosto che non finisce mai
e chissà te dove sei

pensavamo che la luna dovesse cadere
da qualche parte, prima o poi.
invece è ancora lì
e guarda com’è grande..

e una notte così vuoi che non finisca mai.

Van Gogh - Notte stellata

cambio

eccolo che arriva. parcheggia la moto accanto al portone, distratto. entra nell’atrio, và per prendere l’ascensore, ha la solita giovane camminata scazzata. circondato dalla tipica cappa di insofferenza. ma oggi non ce la racconta giusta: lo conosciamo bene, noi. c’è qualcosa nel suo passo che.. non fermatevi alla sua posa da scazzo ordinario, buona per fregare un osservatore poco attento. dentro la sua testolina c’è fermento. è chiaro. ecco, avete visto? quel guizzo negli occhi.. meglio seguirlo. preme rapido e deciso il pulsante del suo piano, fremente di pura energia. sì, era vivo. in altri tempi, lo sappiamo bene, avrebbe malamente sbattuto la schiena sulla parete marrone dell’ascensore, dato appena uno sguardo allo specchio e premuto il pesante pulsante, in preda a sentimenti di tristezza diffusa. sguardo obliquo per terra. con faccia sbattuta naturalmente, tipo sono stufo del mondo, eccetera. ma ora non c’era più tutto questo. era troppo tardi, ormai. era cambiato.

3.5.08

Agosto 2007

rimasi lì sospeso per ore tornai a casa e zappai la terra per giorni. riarsa, che più secca non ne avevo. e le diedi nuova vita.

2.5.08

Milla e le stelle

- ehi Milla.
- ..eh?
- ma tu non piangi mai? non piangi mai per qualcosa?
- beh.. sì. perchè?
- non c’è niente che ti fà bruciare?
silenzio. subito dopo l’autobus si ferma e Milla sale sù.
- ciao, ci sentiamo - dice.

seduto sotto la pensilina della fermata.
auto che passano, e la notte,
e i furgoncini dei paninari ambulanti che tornano a casa.
un bel vuoto mi prese le gambe, ero seduto,
e la strada così nuova,
l’asfalto nero appena rifatto, le luci,
e chi si fermava al rosso del semaforo.
l’odore umido del marciapiede dopo la pioggia.

non si vede una cazzo di stella stasera.

29.4.08

baci

baci-asciutto sul morbito-perla, seta.
le labbra
secche sulla pelle che
trepida calore e viva.

19.4.08

faceva molto caldo

faceva molto caldo quella mattina.
era presto, ma già l’aria era immobile e umida sulla pelle.
il sole rincorreva ormai l’estate,
e la tiepide giornate primaverili erano
sfilate via senza farsi troppo notare.
Laura avrebbe sicuramente proposto di andare al mare, fosse stata là.
salire in moto, vento caldo
e veloci via di lì: strade roventi,
verso qualche ora di pace a portar via.
celeste cielo e acqua, intorno.
pensava all’assenza di peso,
che lasciava spazio alla sabbia sotto i loro piedi,
alle sensazioni sotto i loro capelli.
qualcosa di rilassato e primitivo,
semplice affiorare del movimento naturale di
gesti, pensieri, che..
faceva molto caldo quella mattina,
e c’era da lavare piatti
e mettere ordine
e sistemare cose e
tutto era così stupido e incombente..

18.4.08

il nostro respiro

vivi con il sole e
stesi tra le stelle
i nostri corpi azzurri.
il mio naso tra
l’odore dei tuoi capelli e
la tua mano sul mio collo e
la mia bocca sul tuo orecchio e poi
il tuo respiro su di me.
dove finisce la mia anima e inizia la tua pelle.
tenero il bacio di
parole senza suono.
attorno
aria
e ci attraversano pensieri senza peso
tu
chi sei?

12.4.08

Désto e Rosco

ero seduto ad un tavolo all’aperto di un bar.
quasi le sei, il sole era basso, avevo appena preso un caffè.
passava gente.
entrò un ragazzo credo sui venticinque, giacca e cravatta che sembrava un capoufficio.
aveva una faccia conosciuta, vidi che comprò tre pacchetti di sigarette.
quando uscì dal bar lo riconobbi, era Rosco:
avevamo fatto insieme i primi due anni di liceo, era al banco dietro al mio.
dopo la fine del secondo anno non l’avevo più visto, si era trasferito, con i suoi.
anche lui mi aveva riconosciuto.
- "ciao! da quanto tempo non ci si vede.. come và?" - disse.
mi offrì da bere.
parlammo un po’ del meno e del più..
più del meno che del più.
lui era diventato responsabile marketing di un grande negozio di abbigliamento firmato.
era entusiasta del suo lavoro.
dopo avermi illustrato lungamente le caratteristiche del "lifestyle" dell’uomo "trendy" di oggi.. mi chiese come andava la vita.
- "sono un po’ stanco.." - risposi -
- "anche io sono stanco. il lavoro mi piace, sì.. ma è anche un po’ stressante.
non sei molto originale, sai?"
- "mi balla tutto, qui, in testa.."
- "ah."
- "mi sento depresso. anzi no.."
- "bene, dai. non bisogna essere depressi."
- "non ho motivo di essere depresso.. non ho motivo di essere particolarmente felice.. non sono neanche triste.. magari scazzato, quello sì.. e comunque non è come la solita depressione.. la so riconoscere la depressione.."
- "mh. ti capisco.."
- "è che tutto questo rumore che ho dentro la testa.."
- "rumore.. mmh.."
aveva uno sguardo finto pensieroso, in atteggiamento di viscida apprensione.
le mie parole uscivano così come erano nella mia testa, ero nudo e non filtrato, e lo sarei stato qualunque persona mi avesse rivolto parola.
vedevo chiaramente come lui stava nascondendo l’imbarazzo di non capire.
ma non avevo voglia di articolare conversazioni inutili,
non avevo facce da prestarmi o costumi da indossare.
- "sì.. rumore di vuoto.. vuoto pesante.." - aggiunsi.
- "..."
- "..."
- "secondo me.. magari è solo un punto morto. uno smarrimento. dicono che spesso serve a prendere consapevolezza di sé, del proprio io, eccetera eccetera.. "
- "sì, può darsi."
- "ti fermi un po’ a guardarti intorno: non sai cosa ti ha portato fin dove sei, e ti serve del tempo per rifarti ordine. ma poi riprendi a camminare.. in mezzo alla vita di sempre.."
- "fico. dove le hai sentite tutte queste cose?"
- "lo dicono gli psicologi.."
- "oh.."
- "sì, proprio così.. è psicologia."
- "psi-co-lo-gi-a.. ma pensa un po’."
- "..."
- "..."
- "beh.. io ora devo andare. ho un appuntamento e non posso fare tardi. tu riprenditi, mi raccomando. un giorno di questi ti chiamo, e ci andiamo a svagare un po’."
- "..ciao."
Rosco strizzò l’occhio e se ne andò, di nuovo immerso nella sua giornata.
- "un giorno di questi.." - pensò Désto.
rimase seduto lì,
a bere la birra lasciata da Rosco.

Van Gogh - Terrace de cafè

8.4.08

le tue mani

una foto un
volto e
un sorriso.
quegli occhi di lato.
piccole mani mangiano.
stai ridendo ora.
piccole mani
si toccano capelli
mi abbracci.
una foto un
sogno vissuto e io
vivo.

6.4.08

disegnare una musica, colori.

il giorno in cui qualcuno pensò di disegnare la
vita sognata,
con una musica colorata e
un po' estetica.

quel giorno doveva fare un gran caldo,
almeno così si dice,
e sembra sia andata proprio così:
un’elettricità addomesticata e mani bellissime.
uno strumento logoro e ammiccante
come prostituta.
qualcosa che suonasse senza ragione o matematica.
pura estetica nevrotica inutile eppur vivissima
e palpitava primitiva ma
bellissima.

5.4.08

succede così

spesso sento questa energia che proviene dalle persone
aspetta solo di essere catturata
someway it’s happening. strange how it feels, man.
cosa sento nella mia testa ora è simile
a una lievitazione, una crescita
qualcosa che attendevo, perchè ti fa sentire vivo
in effetti.
una novità che ti circonda, come una nuova città può
esserlo.
sempre che non ti lasci soffocare,
ma impari a cavalcare il nuovo come si fà con le onde del
mare.
questo mi ha permesso di apprezzare di più, molto più a
fondo
se possibile
quello che è stato finora,
i miei amici e compagni di vita,
l’amore che ti fà sognare a occhi aperti.

25.2.08

Londinium

dai quasi tre giorni che sono qua posso dire un po` di cose:
sono tutti molto "busy"
ma anche "friendly"..
sopratutto i non - inglesi.

Soho e Piccadilly la sera sono qualcosa di mai visto,
tutti in giro.
anche qui dove sto' a casa (cannon street road) c'e' molta vita.

...

e ricordate: "mind the gap" non e' come "watch your step".
quando ci si vede vi spiego meglio..


eBoy - London cityscape

20.2.08

una qualche mattina

Il gioco di noi è veloce
spesso è di scarti a destra sinistra
sorpassi
baci appuntati, a fior di pelle.
c’è sete. a volte sensazione di tempo che scorre a lato.

Come gli eventi facciano i nodi non sò
ma preferisco pensare a nodi inverosimili
che sciolgono se stessi
e annodano altro tempo.

Sò di aver messo la mia testa in uno stato di calma metereologica
sotto un lenzuolo bianco e fresco.
‘pensieri’ ansiosi di essere accompagnati
avvezzi alla fatica di subire il naturale trascinamento
nell’intrico della testa.
corridoi lunghi, fantastici, barocchi, poveri, pericolosi.
e stanze, in cui attendere. scelte.
Posti come punti,
che qualcosa più in fondo dentro me poteva ritenere
degne conclusioni di un ragionamento. arrivi.
punti su quel cerchio che disegnai in una qualche mattina
convinto di essere almeno in grado di vederlo, un cerchio.

19.2.08

il laureato

oggi mi sono laureato,
fico!
laureato specialistico, per la precisione.
è stato bello.. ( !? )

..intanto stasera
festa con gli amici a
san lorenzo..

"Que sera, sera,
Whatever will be, will be
The future's not ours to see.
Que sera, sera
What will be, will be
Que Sera, Sera!"

18.2.08

le mie cuffie

ecco, sai che faccio,
attacco queste cuffie belle tonde e generose al mio
cuore e sorridente ridendo felice ti faccio sentire questo
fuoco di colore che brucia veloce e
non posso non voglio fermare
perchè è di te che parla e vive, ora,
è di te che vuole
bruciare e io gli corro dietro bambino calzoni corti.
che senti? dò più volume?
come pare nuovo questo sogno che
di ansia un pò nervosa mi accende e spegne on-off,
e mi ridai le cuffie
e ridi senza capire ma
io non vorrei sembrare altro che me
mentre ti chiedo che ti pare? troppo alto?

15.2.08

dove sei, tu?

quelle volte che ti chiedi:
ma che cazzo c’è per davvero tra i giorni del calendario?
che qualcosa ti si pianta in testa e poi..
ti giri un po’ intorno, giusto un po’,
giusto il tempo di capire che a star fermo non ci perdi nulla.
risparmi pure energie.
e poi c’è che sei così pesante e così vecchio tutto insieme,
e non puoi davvero dire che ce ne sia qualche motivo particolare.
o forse sì, boh.
se ti guardi, adesso, cosa vedi?
carne, ossa e via dicendo.
chimica. forse biologia.
o magia.
ma dove sei tu?
dove stanno tutti questi pensieri che
così tanti flottano dentro
questa testa di cazzo?

12.2.08

basta studiare!

tra un pò di giorni (19 febbraio) smetto di appartenere alla categoria degli studenti.
mi faccio Laura (..ahah).
in qualche modo è una svolta, anche se ancora non sò in che verso,
e se mi darà qualche senso in più.
studiare è una cosa che sconsiglio:
fatelo solo se vi piace veramente, non fate come me.
dopo di ciò, si parte per un'avventura in un'altra città,
perchè una presa d'aria ci vuole a questo punto.
potrebbe svelarsi una presa di coscienza, della serie
"trovare se stessi", anche se credo di sapere bene come sono fatto.
è che mettermi alla prova è un piacere.

5.2.08

pathos by almodovar.

tra carne tremula e
parla con lei (habla con ella)
non sò quale mi è piaciuto di più.

sarà che li ho visti uno dopo l'altro,
tra ieri e oggi.

che pathos...

i DO have a net income

today, it was made up of:
melodic passages,
air-breathing at the park.

2.2.08

vicini

Lui guarda la tv, lei lo guarda.
seduti al tavolo sembrano vicini.
Lui - penserai che non amo parlare,
visto che non ti ho mai rivolto la parola.
Lei - ...
Lui - è l'incomunicabilità. esiste.
Lei - beh.. sì, credo.
Lui - il telo di gomma steso tra le persone, e..
Lei - forse è utile.
Lui - ...
Lei - non ci pensare.

31.1.08

nessuno

nessuno pagherà mai denaro per le tue evoluzioni,
disse me stesso a me.
ora penso al futuro come qualcosa di
palesemente affrontabile.
e non voglio fuggire dalla mia pigrizia cosmica.
sarebbe non accettare,
dice ancora me stesso a me.

rotolare nel futuro cercando di darsi una direzione,
guardare la traccia dietro.
non troppo spesso, questo è il trucco.

musica: "O Superman - Laurie Anderson"

impegno sociale?


volontariato, raccolta differenziata, marijuana per tutti, gare di solidarietà, adozioni a distanza.. e si potrebbe andare avanti.

ma credo che i "problemoni belli tosti" (i veri primi della lista) siano altri . solo che non si fanno notare. gli si conferisce una discrezione che è figlia dell'istituzione (intesa come stato sociale consolidato.. e mandato avanti).

esempio banale: davvero si pensa di evitare che il mondo diventi una discarica, facendo la raccolta differenziata? (a parte che voglio proprio vedere se è proprio differenziata fino alla fine, vabè..) mi pare una favoletta per bravi bambini.. tipo: "dai, forza! sù.. basta che ci credi fino in fondo, e tutto ti sarà possibile". Fin quando un industria, per continuare ad esistere, dovrà essenzialmente fare utili (profitto, soldi. soldi. soldi. e ancora: soldi. ma che cosa vogliono dire delle contraddizioni in termini tipo "capitalismo sostenibile" e "commercio equo e solidale"? qualcuno me lo spiega? mi sento idiota..) non ci sarà protocollo di Kyoto che tenga. anzi, saremo esponenzialmente sommersi di stronzate. e anche per fabbricare stronzate ci vogliono energia e materie prime e lavoro, visto che l'albero dei videofonini o degli iPod non esiste (tanto per dire: si inquina, e tanto, per produrre energia e ricavare materie prime). altro che riciclo. sono altre le cose da riciclare: da prendere e rifare da capo.

Poi ci sono anche altre cose, altri intrugli.. ma penso che il senso della provocazione sia abbastanza chiaro, senza bisogno di aggiungere altri esempi. ce li abbiamo davanti agli occhi, basta stare un po' attenti.