30.7.08
la forma
ascoltavo a un tratto il simbolo,
al posto del sentire.
come guardavo il pollice e
l’altro occhio chiuso.
adesso oltre il suono e
l’emotivo di nervi scoccati dall’unisono,
oltre il resto che
a questa sera impanne di già bastava.
eccolo il parto di
una sofferente istanza del marcio nostro sociale:
cercare forma al disagio,
liquido scuro di tempesta di mare
in bianco e nero,
tanto sufficiente a quelle parole tragiche e
al loro affiorare nettissimo.
il canto drammatico e
il suono tessuto,
dove tutto tornava immerso e redivivo di nuovo.
e di segni stringenti al cuore,
anche solo un pò disposto.
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