28.7.08

mille le vite dentro i suoi occhi

le undici e salgo sul treno, parte tra poco. la stazione di sera mi sembra surreale. sistemo la borsa vicino al mio posto e vado in corridoio, affacciato al finestrino aspettando che il treno parta. sono un po’ stanco, credo che farò una bella dormita, il treno di notte mi ha sempre conciliato il sonno. ci si comincia a muovere, resto a guardare mentre il treno attraversa la città, che poco alla volta lascia il posto a prati e campagna. sono rilassato, quasi spensierato. entro nello scompartimento, sono solo a quanto pare. mi sistemo sulla cuccetta e dopo pochi minuti mi addormento. sono sdraiato sul letto. è la mia stanza di quando avevo sedici anni, la riconosco. c’è qualcosa di strano, tutto ha qualcosa di artificiale, c’è una sensazione di rigidità diffusa. sento caldo. la penombra sembra schiacciare le pareti. non mi muovo, sono fermo. non c’è suono, un silenzio impossibile. la porta si apre lenta. dal corridoio una strana luce fredda. entra un uomo vestito di bianco. seta bianca come la luce. si avvicina.. eppure è immobile.. non saprei dire. l’aria, ora, acquista una calma assoluta. vedo. è un viso senza espressione. coperto di cerone, occhi cerchiati di verde smeraldo. è inquietante, ma non ne sono turbato. mi guarda.. o forse mi guarda attraverso. oltre di me. guarda e scruta.. per un tempo che non so definire. non riesco a muovermi. il suo sguardo ha una forza antica. sapiente. accecante. fluisce di me e dentro di me e mille le vite dentro i suoi occhi. porta risposte non comunicabili che con il silenzio. vuole svegliarmi, lo so. dal finestrino del treno entra un po’ di fresco, scendo dalla cuccetta e vado nel corridoio. passo davanti agli altri scompartimenti, tutti dormono. arrivo alla fine del vagone, lì dove il rumore del treno è più forte. apro un finestrino, penso allo strano sogno di prima. il rumore del treno è così regolare.. io, veloce sulle rotaie. fuori la notte fresca, e la luna che scruta. in mattinata arrivo in città. Deblo mi aspetta per le quattro del pomeriggio, ho tutto il tempo per girare un po’. lascio lo zaino in stazione, esco. una bella giornata di maggio, un bel sole e non troppo traffico in giro. dopo qualche girovagare mi fermo in un piccolo parco, mi siedo sotto un pino. c’è un po’ di gente, una mamma con carrozzina, un signore anziano con gazzetta dello sport sotto il braccio che chiacchiera con altri signori anziani, una coppia con cane, una coppia senza cane, due ragazzi mal mimetizzati accinti ad arrotolare il santo joint mattiniero dopo la sega a scuola. mi sentivo leggero, leggero, leggero.

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