12.4.08

Désto e Rosco

ero seduto ad un tavolo all’aperto di un bar.
quasi le sei, il sole era basso, avevo appena preso un caffè.
passava gente.
entrò un ragazzo credo sui venticinque, giacca e cravatta che sembrava un capoufficio.
aveva una faccia conosciuta, vidi che comprò tre pacchetti di sigarette.
quando uscì dal bar lo riconobbi, era Rosco:
avevamo fatto insieme i primi due anni di liceo, era al banco dietro al mio.
dopo la fine del secondo anno non l’avevo più visto, si era trasferito, con i suoi.
anche lui mi aveva riconosciuto.
- "ciao! da quanto tempo non ci si vede.. come và?" - disse.
mi offrì da bere.
parlammo un po’ del meno e del più..
più del meno che del più.
lui era diventato responsabile marketing di un grande negozio di abbigliamento firmato.
era entusiasta del suo lavoro.
dopo avermi illustrato lungamente le caratteristiche del "lifestyle" dell’uomo "trendy" di oggi.. mi chiese come andava la vita.
- "sono un po’ stanco.." - risposi -
- "anche io sono stanco. il lavoro mi piace, sì.. ma è anche un po’ stressante.
non sei molto originale, sai?"
- "mi balla tutto, qui, in testa.."
- "ah."
- "mi sento depresso. anzi no.."
- "bene, dai. non bisogna essere depressi."
- "non ho motivo di essere depresso.. non ho motivo di essere particolarmente felice.. non sono neanche triste.. magari scazzato, quello sì.. e comunque non è come la solita depressione.. la so riconoscere la depressione.."
- "mh. ti capisco.."
- "è che tutto questo rumore che ho dentro la testa.."
- "rumore.. mmh.."
aveva uno sguardo finto pensieroso, in atteggiamento di viscida apprensione.
le mie parole uscivano così come erano nella mia testa, ero nudo e non filtrato, e lo sarei stato qualunque persona mi avesse rivolto parola.
vedevo chiaramente come lui stava nascondendo l’imbarazzo di non capire.
ma non avevo voglia di articolare conversazioni inutili,
non avevo facce da prestarmi o costumi da indossare.
- "sì.. rumore di vuoto.. vuoto pesante.." - aggiunsi.
- "..."
- "..."
- "secondo me.. magari è solo un punto morto. uno smarrimento. dicono che spesso serve a prendere consapevolezza di sé, del proprio io, eccetera eccetera.. "
- "sì, può darsi."
- "ti fermi un po’ a guardarti intorno: non sai cosa ti ha portato fin dove sei, e ti serve del tempo per rifarti ordine. ma poi riprendi a camminare.. in mezzo alla vita di sempre.."
- "fico. dove le hai sentite tutte queste cose?"
- "lo dicono gli psicologi.."
- "oh.."
- "sì, proprio così.. è psicologia."
- "psi-co-lo-gi-a.. ma pensa un po’."
- "..."
- "..."
- "beh.. io ora devo andare. ho un appuntamento e non posso fare tardi. tu riprenditi, mi raccomando. un giorno di questi ti chiamo, e ci andiamo a svagare un po’."
- "..ciao."
Rosco strizzò l’occhio e se ne andò, di nuovo immerso nella sua giornata.
- "un giorno di questi.." - pensò Désto.
rimase seduto lì,
a bere la birra lasciata da Rosco.

Van Gogh - Terrace de cafè

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao pablo
perchè nn metti qlche foto nel blog?

Paolo ha detto...

hey g (giusy?),
c'è il link a un "foto album", sulla destra.
ci dovrò mettere altre foto.

besos!